D’ombre vive – Renzo Brollo (Tapenoon)

D’ombre vive

  

Più la guarda e più lei sbiadisce. Continua a non capire. L’ha raccolta a mezzogiorno, appena prima di varcare il casello autostradale. Il braccio teso, il pollice pallido e delicato alzato verso il sole (un piccolo obelisco in onore di una divinità incandescente) e l’enorme zaino che la sovrasta come una rocca col suo bel paesino, il cartello Roma appoggiato al guardrail, la ragazza gli ha sorriso da lontano, come se già avesse intuito nel suo sguardo nascosto dagli occhiali da sole che lui si sarebbe fermato. Di solito non accetta nessuno accanto a sé. Il suo viaggio deve cominciare e concludersi senza soste, tirare dritto, deve trapassare più che trascorrere. Eppure oggi non ha resistito. Ha caricato lo zaino nel bagagliaio, ha aspettato che lei si allacciasse la cintura e poi è ripartito, lasciandole l’onere di pronunciare la prima parola. Ma non è successo. Durante tutto il viaggio la ragazza ha continuato a fissare la strada avanti a sé e a sorridere estasiata, come se per la prima volta vedesse il mondo là fuori. All’inizio ha pensato fosse muta, ma qualche cosa gli diceva che non era così. Eppure non ha osato domandare, avvertendo un blocco alla gola e un disgusto dentro al palato ogni volta che l’idea di parlarle lo sfiorava. Con l’ostinazione dei maschi, ha fissato la strada e le auto più lente della sua e si è incuneato tra le bretelle autostradali e gli arabeschi degli svincoli sopraelevati, inseguito dalla luce forte che non sembra voler cedere il passo alla sera. Non ha nemmeno acceso la radio perché la sfida, anche se non apertamente dichiarata, di chi pronuncerà la prima parola sia più difficile. Per distrarsi e costringersi a non emettere alcun suono, di sottecchi si è messo a spiare l’ombra della ragazza, oblunga e netta, che si staglia dentro al suo abitacolo. La sagoma scura si allunga fino alla sua mano, stretta attorno al cambio, e, come se stesse giocando, non appena le dita si spostano sui pulsanti della radio, anch’essa li segue, come a volerli indicare. La luce del sole penetra decisa e ancora violenta dal finestrino e la strada sembra puntare apposta verso quella direzione che permette ai raggi di colpirli meglio e con ferocia. L’ombra della ragazza continua il suo inseguimento alle dita: dal cambio alla radio, dalla radio alla leva del tergicristallo, da quella al blocco della cintura di sicurezza. L’uomo non sa spiegarlo, il tutto è incredibilmente curioso, ma non vuole perdere la sfida. Sa che il sole tra poco dovrà per forza calare dietro alle montagne, perché gli Appennini sono laggiù, sempre più vicini. E quando i primi crinali incupiscono la carreggiata e i suoi abitanti, anche il sorriso della ragazza sbiadisce e il suo corpo comincia a scomparire. L’uomo la guarda e non capisce. E più non capisce più la guarda e più lei sembra sbiadirgli sotto al naso. L’ombra non gioca più con le sue dita, stanca e dai contorni incerti e quando il sole non ce la fa più a tenersi a galla, lasciando il posto a un crepuscolo improvviso, della ragazza seduta accanto all’uomo non c’è più traccia. E se non fosse per quello zaino che ancora rotola dentro al bagagliaio e quel cartello con su scritto Roma che ondeggia tra i sedili, l’uomo giurerebbe di aver raccolto dentro la sua automobile una dolce, preziosa e giovane meridiana.

 

 

Renzo Brollo

nickname: Tapenoon

renzobrollo@virgilio.it

http://tapenoon.myblog.it/

Twitter: @RBrollo

D’ombre vive – Renzo Brollo (Tapenoon)ultima modifica: 2015-08-25T15:00:00+02:00da arteletteratura
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