L’uomo giunge di corsa nello spazio di luce che i faretti disegnano sul palco. E’ colpa mia, dice subito ad alta voce, come strappando a se stesso una confessione. Muove le mani, gesticola, appare disperato. Dice: non so neanche io come abbia fatto, come sia potuto accadere. Stavo lì, seduto al mio tavolo, e lasciavo che la vita spostasse lentamente…
Scena n. 6. Conservazione dello stato raggiuntoultima modifica: 2010-10-06T22:06:08+02:00da
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