Pianto di noia.

Lei stava seduta, una rivista aperta davanti agli occhi, fingeva di leggere, o forse scorreva le righe ma senza interesse, riflettendo di fatto sugli accadimenti di quegli ultimi giorni, che avevano visto alcune discussioni animate. Da dietro le tende appena scostate le due grandi finestre della stanza mostravano una bella giornata, e una luce diffusa…

(Profilo n. 4). Soltanto abitudini.

C’è un vecchio che vedo ogni giorno; lui, subito dopo l’ora di pranzo, si piazza con la sedia davanti al suo uscio di casa, e sta lì, sfoglia qualche rivista illustrata o legge qualche pagina di un libro, godendosi l’aria aperta ed il sole. Io gli passo davanti, lo guardo, mi sembra un vecchio noioso, pieno di ugge e abitudini, e forse vorrei…

Legato ad uno sguardo.

Quasi ogni giorno vengo qui, da ormai un po’ di tempo, come per dar seguito a un appuntamento preciso, sempre alla medesima ora, al pomeriggio; scelgo un tavolino del bar tra quelli vicini alle vetrate lungo la strada, all’incirca sempre lo stesso, e mi siedo, come ad attendere qualcosa. Dal cameriere mi lascio servire un caffè, certe volte sfoglio…

Il margine di un solo pensiero.

Forse è tutto inutile. Sto qua, sopra questa panchina al margine del viale, e osservo la gente che passa a piedi lungo l’ampio marciapiede, per andarsene in fretta chissà dove. Le auto continuano a rincorrersi lungo la carreggiata, e gli alberi intorno a me sembrano immobili, pazienti, quasi rassegnati. Non soffro di solitudine, mi piace stare…

La muffa, sulle risate.

Vorrei tanto non essere mai nata in questo vicolo, in questo posto da derelitti, dove si respira soltanto aria umida, con la vita che va avanti tra le grida che arrivano dalle finestre delle case scalcinate di fronte, e le parole che nessuno vorrebbe mai sentir dire, giù nella strada, quando i soliti scansafatiche si scambiano insulti o anche peggio…

Piccole ordinarie abitudini.

Il signor Cesare e sua moglie uscirono di casa per tempo, in modo da avere la possibilità di cercare con calma la strada e la casa dove abitavano i coniugi Bangi, naturalmente in base alle indicazioni che gli avevano fornito quei due nuovi amici, parcheggiare l’automobile con calma, e suonare il campanello all’ora convenuta per il loro appuntamento…

Non posso più in questo modo.

Non c’è mai niente in questa casa di ciò che uno cerca, niente di niente. Sembra impossibile, se ti serve e ricordi che avevi, che so, un pezzo di spago avanzato da chissà quale altro lavoretto, stai certo che quello non salterà mai più fuori, a meno che non ti serva proprio a un bel niente, ed allora te lo ritroverai sicuramente ingarbugliato…

Un saluto sofferto

Dentro lo scompartimento del treno non c’era nessuno, lei era entrata, aveva sistemato la sua borsa, poi si era seduta. Fuori dal finestrino il paesaggio correva via, nonostante fossero partiti solo da pochi minuti, e lei aveva osservato per un po’ quella campagna, quelle colline piacevoli, infine aveva aperto la rivista acquistata all’edicola…

(Profilo n. 2). La stanza dell’arte.

Certe volte mi ritrovavo a camminare quasi in punta di piedi entrando in casa della signorina Adelaide, dopo che una mano invisibile aveva fatto scattare il meccanismo di apertura del portone. Percorrevo tutto il lungo corridoio di marmo lucido, sempre poco illuminato per chi veniva da fuori, con varie porte chiuse a destra e a sinistra, e arrivavo…

Fuori dalla casa col cancello di ferro.

Il gruppo composto da una decina di braccianti si era fermato davanti alla casa, tutti parlavano tra loro a bassa voce, ma insieme formavano un certo brusio. Qualcuno teneva in mano il cappello forse per una forma istintiva di rispetto, altri pensavano non fosse il caso di mettere le mani dentro alle tasche dei propri calzoni, e in questo modo tutti…